Questa volta ero molto indecisa se aderire all'iniziativa della
cuochina e delle sue ideatrici
Anna e
Ornella.
Ero indecisa perchè mi sembrava una ricetta complicata, piuttosto ardua; invece, dopo essere andata più e più volte da
Je Ale , mi sono resa conto della semplicità del "Pampapato". Oltre alla complicazione anche il nome Pampe(a)pato mi aveva fuorviato. Un dolce con il pepe? Giammai. Invece il pepe non c'entra per nulla; il nome, si dice, sia riferito al Papa e, a questo punto, faccio copia e incolla della descrizione di Ale.
Che c'entra il Papa? Ma è "colpa " sua se ha preso nome e forma in questo modo: il Ducato estense da sempre è stato legato alla Santa Sede Vaticana ed allo Stato Pontificio, per cui i prelati avevano una sede pressochè fissa in città.. e nei conventi i frati e le monache producevano prelibatezze assolute, a loro arrivavano spezie e prodotti da ogni parte del mondo conosciuto.
Nel 1600 appare anche il "pampepato", grazie alle monache del Corpus Domini, meglio grazie ad una monaca in particolare (ora il nome mi sfugge) che non era proprio l'ufficiale della cucina. di 210 g
Un racconto narra di un giorno in cui la delegazione papale, con il Papa in testa, si fermò nel convento, ma essendo un periodo particolare dell'anno le suore avevano avuto il compito di preparare una cena diversa dal solito. La monaca in questione non sapeva da che parte girare, non avendo neppure il tempo di cucinare nuovi dolci si diresse in dispensa dove un impasto speziato (ma senza pepe) attendeva d'esser mangiato.. erano rimasugli forse, di vari dolci... farina, cedri, arance candite, frutta secca, zucchero... dimenticati nel forno del convento alla fine della giornata precedente. Non sapendo cosa fare lo coprì completamente con un nuovo frutto poco conosciuto..una colata di cacao. Una "rivisitazione sacra" che trae origine ancora più in profondità nella storia della culinaria ferrarese, grazie al celebre Cristoforo da Messisbugo, maestro di Culinaria della corte Estense del '400.Questo dolce ebbe così tanto successo che la delegazione ecclesiastica ne chiese altri per i giorni successivi... La monaca allora diede una forma a "cupola", a rappresentare gli zuccotti dei prelati.
Nacque il pane del Papa, da quel momento diventato piatto forte della cucina tradizionale ferrarese.
Visto che la sua ricetta è
gluten free e la mia è adatta ai "glutinosi" e ad una amica vegana, metto i miei ingredienti e il suo procedimento, per l'originale
Qui.